Storia del bagno: dalle origini ad oggi
La storia del bagno ha subito una costante evoluzione, sulla base delle epoche e delle culture in cui è stato interpretato. Il concetto di luogo privato di igiene e cura della persona, come lo intendiamo oggi, è infatti una conquista soltanto recente del processo sociale in tutto il mondo. Tutto quello che sappiamo della stanza da bagno è frutto di un’evoluzione che comincia in tempi molto lontani da noi, quando per “bagno” esisteva ancora soltanto il concetto, peraltro più vicino all’immersione fisica del corpo, che a un luogo.
Origini del termine “bagno”
La parola “bagno” deriva dal latino “balneum”, una parola che indica l’immersione in un qualsiasi liquido. Ovviamente l’utilizzo di questo termine divenne intenso nel momento in cui vi si associò la specifica immersione del proprio corpo in acqua, allo scopo di trarre benefici terapeutici, igienici o meramente ritualistici.
La storia del bagno si estende fino alle culture antiche; in questi casi, infatti, il concetto di igiene aveva significati diversi da quelli attribuiti in epoca moderna, anche in termini di importanza: su di esso infatti prevaleva nettamente l’aspetto salutistico e quello relativo all’edonismo, alla celebrazione del culto del corpo in quanto tale e di tutte le sfumature sociali che derivavano dal ritrovo in luoghi appositamente adibiti allo scopo.
La dimensione domestica sarà una conquista riferita soltanto negli ultimi secoli, quando per bagno si è cominciato a intendere in modo prevalente il luogo in cui vi erano collocati servizi e attrezzature atte a soddisfare le esigenze igieniche e tutte quelle necessità di natura personale.
Bagno come immersione: il concetto alla base di tutto
Nelle principali fasi storiche dell’esistenza umana, l’acqua ha sempre ricoperto un ruolo di primissimo piano, donando il proprio simbolismo a un numero praticamente infinito di rituali religiosi o “magici”, tanto da essere eternamente accostata al concetto di purificazione spirituale.
Ancora prima che l’immersione in acqua assumesse parametri circoscritti a luoghi ben precisi, gli storici ci tramandano testimonianze di bagni purificatori in mare sin dal Messico precolombiano e la Grecia arcaica, contesti all’interno dei quali possiamo tranquillamente tracciare i veri e propri “primordi” del bagno così come lo conosciamo ora.
Addirittura nelle culture orientali antecedenti all’Islam ci arrivano testimonianze di piscine d’acqua dolce atte a soddisfare la ritualità del tempo (con celebrazioni del tutto simili al concetto di “battesimo”, prescindendo ovviamente dagli aspetti squisitamente religiosi).
Purificazione ma non solo: nell’antica Troia le donne erano solite immergersi nello Scamandro al fine di propiziare la fertilità, mentre nell’antica Roma i tribuni solevano manifestare la loro estraneità a fatti ed eventi specifici lavandosi pubblicamente le mani.
Tutto questo a dimostrare quanto un simbolismo variegato fosse alla base del concetto di bagno molto prima che emergessero connotati squisitamente igienici e relativi al mero benessere personale.
Nella storia del bagno si introduce anche il concetto di benessere, tuttavia, introdotto nell’antica Grecia e poi a Roma, seppur concettualmente riferito non tanto a sé stessi bensì legato all’altrettanto importante senso dell’ospitalità: quando sopraggiungeva un ospite di riguardo il padrone di casa era solito offrire lui un bagno tiepido nella comodità delle mura domestiche, unitamente a unzioni speciali e massaggi terapeutici.
Le testimonianze di zone fisiche adibite all’uso del bagno, ci arrivano sin dai tempi di Cnosso (circa 1700 a.c.), circa il quale si tramandano documentazioni che certificano l’esistenza di grandi vasche atte all’immersione, ma anche attrezzature per il lavaggio dei piedi nella vicina locanda del Palazzo.
Nell’antica Grecia, viceversa, esistevano strutture similari benché prevalentemente abbinate alle pratiche di ginnastica ed esercizio fisico in generale, circa i quali si riteneva terapeutico abbinare rapide immersioni in acqua fredda al fine di tonificare la muscolatura.
L’Ottocento: i primi bagni “privati”
I primi anni dell’Ottocento videro introduzione le prime aree domestiche dedicate al bagno in modo più strutturato, per quanto – anche in questo caso – non era l’igiene personale l’esigenza di primaria importanza, piuttosto era fondamentale vantare questo tipo di “comfort” all’interno della propria abitazione per certificare la propria distinzione sociale.
Il concetto di “elite” sta alla base di tutte le prime rappresentazioni domestiche del bagno: parliamo di epoche in cui la presenza di questo tipo di costumi non è affatto univoca, ma altalenante sulla base delle zone del pianeta, ma sempre comunque legata all’aristocrazia e alle classi sociali superiori.
Basti pensare che dal punto di vista “tecnico”, allestire una vasca da bagno e preparare tutte le condizioni accessorie richiedeva uno sforzo non indifferente, ed era necessario l’impiego di un personale di servizio piuttosto nutrito (possibilità, di per sé, appannaggio esclusivo di pochi).
Bagno come cura del corpo: l’esempio dell’antica Roma
Alcune importanti ville Romane dell’epoca repubblicana testimoniano la presenza di strutture termali ed impianti igienici, e la loro
collocazione era dedicata, anziché inserita in un contesto abitativo generale.
Inoltre, in queste strutture facevano il loro ingresso articolati sistemi di condutture idrauliche, pioniere degli impianti idrici moderni, che garantivano un adeguato rifornimento dell’acqua.
Viceversa, nella Roma imperiale il bagno era per lo più un affare pubblico, un luogo in cui senatori, tribuni e filosofi potevano riunirsi ed avere lunghe conversazioni.
Per il popolo le abitudini igieniche erano approssimative e relegate a spazi contestuali alla cucina o, nel migliore dei casi, a modesti ambienti adiacenti come le lavatrine.
La costruzione dei grandi acquedotti, nel primo secolo dopo Cristo, favorì senza dubbio l’intensificarsi di tutte le attività personali e sociali legate all’utilizzo dell’acqua, permettendo la costruzione di strutture sia ornamentali, come fontane e ninfei, che funzionali e di servizio. L’esempio di maggior rilievo è ancora oggi sinonimo di benessere e cura del corpo: le Terme.
In questo senso vi fu una maggiore apertura anche alle classi meno abbienti: per quanto squisitamente di natura non privata, i bagni termali erano accessibili a costi irrisori.
Da un punto di vista sociale, inizialmente, vi erano nette separazioni tra uomini e donne (le Terme erano accessibili a tutti, ma scanditi da orari e giorni specifici per l’uomo e per la donna). Tali demarcazioni però scomparvero nel corso del tempo, quando ad imponenti strutture termali nelle abitazioni private dei ricchi facevano da contraltare grandi impianti pubblici per tutto il popolo, all’interno dei quali – peraltro – veniva meno gran parte del concetto di pudore come lo conosciamo oggi: per esigenze igieniche infatti, stavolta prevalenti, era pratica molto comune svolgere le proprie funzioni igieniche – anche intime – in un contesto altrettanto ricco dal punto di vista pubblico e sociale.
La caduta dell’Impero, tuttavia, determinò un rapido deterioramento delle opere idriche messe appunto negli anni precedenti, dando luogo a un diffuso abbandono delle pratiche termali. Anche la religione ebbe un ruolo in tal senso: le prime comunità cristiane dell’epoca diffusero un culto votato principalmente alla spiritualità, poco incline dunque ad assecondare tutta una serie di pratiche igieniche accostate alla precedente cultura pagana.
Medioevo e Rinascimento: evoluzione dell’igiene personale
Nella storia del bagno il Medioevo rappresenta un’epoca “oscura” dal punto di vista del culto dell’igiene in generale. L’utilizzo dell’acqua per la detersione del corpo raccoglieva pareri contrastanti e spesso negativi da parte delle figure culturalmente “autorevoli” del tempo, le quali perpetrarono nel tessuto sociale una radicata convinzione degli effetti dannosi dell’acqua come abitudine quotidiana, portatrice – a loro dire – di batteri e malattie.
Tale credenza si rifletteva inevitabilmente sulla vita di tutti i giorni. I monasteri, strutture molto diffuse all’epoca, erano tuttavia dotati di ambienti specifici per l’igiene personale, seppur relegata a pochi momenti nel corso dell’anno. Esisteva infatti un lavatorium, una sorta di lavandino utilizzato prima e dopo i pasti per soddisfare piccole esigenze di tutti.
Separatamente, adiacenti al monastero, si ergevano costruzioni dedicate alle latrine, la cui peculiarità era l’avere tutta una serie di sedute affiancate fra loro.
Gli scarichi convogliavano sempre verso un unico corso d’acqua, talvolta opportunamente deviato dal suo percorso naturale proprio ai fini di soddisfare questo tipo di esigenza strutturale.
D’altro canto, l’Europa cristiana, quella dei crociati per intenderci, poteva vantare l’introduzione di una versione rinnovata del bagno inteso come luogo sociale: il bagno turco. In questo senso abbiamo i primi cenni di decorazione dell’ambiente: piastrellature accurate e ceramiche colorate caratterizzavano infatti questo tipo di ambienti, all’interno dei quali era possibile avere un momento di riposo, piuttosto che un massaggio corroborante e, seppur di rado, una completa immersione in acqua del corpo.
All’epoca, numerose città potevano godere di pozzi neri per l’utilizzo popolare, periodicamente sottoposti a laboriose operazioni di pulitura. Anche in questo caso, però, lo smaltimento dei rifiuti era affidato a un corso d’acqua.
Purtroppo l’approvvigionamento delle risorse idriche e lo smaltimento dei rifiuti organici erano spesso riferite allo stesso sistema, questo non fece altro che contribuire all’aumento di malattie ed epidemie.
Il sistema dei pozzi venne ampiamente utilizzato anche nelle abitazioni private dei nobili e dell’aristocrazia in generale, che proprio da queste strutture attingevano l’acqua necessaria a svolgere tutte le attività relative alla cucina e alle funzioni personali.
Nel 13° secolo, l’aspetto ritualistico sembrava vivere una nuova primavera, la cui testimonianza è data in virtù dei costumi che prevedevano acqua profumata da offrire agli ospiti dei banchetti prima e dopo ogni pasto.
La funzione igienica, invece, non veniva svolta pubblicamente ma aveva luogo in forma privata o, al massimo, di fronte a un pubblico informale.
Prendevano piede le cosiddette “tinozze”, vere e proprie vasche in legno piuttosto ampie atte all’utilizzo di più persone contemporaneamente, seppur nei bagni privati.
Ci troviamo ormai nel Basso Medioevo, e alle pratiche igieniche suddivise tra pubblico e privato, cominciano ad aggiungersi significati e ritualità che si riverberano positivamente nell’estetica degli ambienti dedicati: il ceto aristocratico cominciava infatti ad introdurre raffinati accessori mobili, via via diffusisi poi anche nelle classi borghesi: catini ornamentali, brocche in materiali pregiati divenivano dunque motivo di vanto e abbellimento delle aree preposte alla convivialità o all’igiene della persona.
In abbinamento, ma ancora separatamente, si diffondevano i lavatoria, ambienti dedicati esclusivamente all’utilizzo dell’acqua con lavabi in pietra infissi al muro, tendenzialmente alimentati da serbatoi. In tal senso si cominciavano a strutturare anche i primi sistemi di riscaldamento dell’acqua in modo sistematico, antesignane testimonianze delle moderne caldaie.
Il Rinascimento e la svolta razionale dell’ambiente bagno
Il Rinascimento rappresenta senza dubbio l’epoca della storia del bagno in cui ufficialmente la società si affranca dal pregiudizio e dall’ignoranza, il cui riflesso
immediato è una nuova concezione funzionale della sala da bagno. A tal proposito sono famosi i sistemi di smaltimento per sala da bagno ideati da Leonardo da Vinci, così come alcuni suoi progetti – rimasti teorici – relativi a complesse strutture con tubi atte a miscelare l’acqua calda e quella fredda sino a raggiungere la temperatura desiderata.
Da un punto di vista pratico, quest’epoca segna un forte impulso verso la raffinatezza e il comfort per l’ambiente dedicato alle pratiche del corpo. All’interno di Castel Sant’Angelo a Roma, per esempio, è tutt’oggi possibile apprezzare una sala da bagno risalente al 1530, decorata con splendidi marmi e affreschi, nonché dotata di un sistema di riscaldamento ad aria del tutto simile a quello già sperimentato nelle antiche terme romane.
Anche la vasca, incassata in una nicchia, possiede due rubinetti con acqua calda e fredda, seppur non miscelabile in modo scientifico come teorizzato da Da Vinci.
La forte spinta inventiva, unita a specifiche esigenze di comodità, fanno del Rinascimento un’epoca di grande sperimentazione in tema bagno, seppur mai legandosi ai costumi della classe media, che nella scarsa praticità delle vasche in marmo e in porcellana, o le tinozze in legno rivestite in stoffe raffinate, vedevano ancora un eccentricità ben lontana dallo spirito pratico del tempo.
Tuttavia, quest’era segna l’introduzione di un’ulteriore importante innovazione: un sedile forato provvisto di contenitore asportabile, in sostituzione delle comuni latrine collocate in ambiente esterno alla casa. Il suo nome era chaise necessarie, o selle, e la sua natura estetica era votata alla mimetizzazione.
Il concetto di mimesi delle attrezzature per le pratiche del corpo fu perseguito in tutta Europa, non era inusuale infatti, soprattutto nel 18esimo secolo, riscontrare in Inghilterra la presenza contemporanea di catini posti su elaborati treppiedi, bidè in porcellana con perno su struttura in metallo e particolari mobili detti “abbigliatoi”, che una volta aperti rivelavano una serie di compartimenti scorrevoli al cui interno trovavano dimora gli apparecchi sanitari.
A tal proposito, è fortemente indicativa la descrizione di uno stipo all’interno del catalogo Shearer (1788), che ci restituisce una testimonianza molto accurata del design dell’epoca: “Due cassetti veri e due cassetti finti davanti a un bidet quadrato, sorretto da due piedi ribaltabili; una cornice con specchio incardinata a un’asta scorrevole e quattro coppe; un piano mobile per coprire il catino, fissato con cerniere al retro del cassetto; dietro, un secchio per ricevere l’acqua del catino; un bidet girevole”.
La sempre maggiore evoluzione degli aspetti tecnici del bagno privato andavano però di pari passo con la naturale trasformazione della pratica relativa ai bagni pubblici, a fronte di un’opinione sociale ancora reticente rispetto all’utilizzo dell’acqua calda, responsabile – a detta di molti – di penetrare i pori del corpo e indurre mollezza nelle membra.
Soltanto all’inizio dell’Ottocento, con le prime epidemie di colera, i più iniziarono a cambiare opinione in tal senso, grazie anche ai responsabili sanitari che, per fronteggiare la trasmissione delle malattie attraverso odori e miasmi, cominciavano a caldeggiare lavaggi integrali del corpo.
L’Ottocento e la diffusione del bagno privato
La propaganda a favore dell’importanza dell’acqua per scongiurare l’intensificarsi dei fenomeni epidemici, unita ad una rinnovata spinta verso le pratiche igieniche, favorì una vera e propria rivoluzione nella concezione del bagno, sia sul fronte pubblico che privato.
I bagni pubblici trovarono rinnovata e importante diffusione su tutto il territorio delle più grandi città Europee, una massificazione di presenza paragonabile solo, in termini di importanza seppur con le dovute differenze pratiche, alle latrine introdotte da Vespasiano nell’antica Roma (da cui, come è noto, presero il nome).
A seguito dello strutturarsi del bagno pubblico, favorito da sistemi di canalizzazione dell’acqua molto complessi, cominciò a fare la sua comparsa il servizio del “bagno a domicilio”.
Un nuovo concetto, ormai privo dei primordiali approcci frivoli delle epoche passate, ma votato ad una sana e pratica funzione igienica, permise al bagno interno all’abitazione di vivere una diffusione tanto intensa quanto rapida, anche nelle classi sociali meno abbienti.
Chiaramente la volontà di espletare le proprie esigenze igieniche all’interno della propria dimora richiese un rapido ripensamento degli spazi abitativi, che il bagno ovviamente rivendicava.
Le prime soluzioni furono figlie della necessità, dovendo dunque adattarsi agli spazi già presenti non era insolito vedere “vasche mobili”, o ancor più spesso vasche dalla doppia funzione (vasche-letti, vasche-divani, vasche-tavoli etc).
Anche il linguaggio ebbe i suoi cambiamenti: il gabinetto perdeva infatti il suo significato più frivolo, così come alcune connotazioni generiche come “salottino intimo” o “studiolo”, assumendo il più specifico termine di gabinetto da bagno, uno spazio ormai dedicato e perfettamente autosufficiente anche a livello idrico.
Comparvero di conseguenza i primi arredi dedicati e fissi, ancorati tramite condutture. La collocazione, inizialmente, fu adiacente alla cucina (per esigenze idriche) e poi delocalizzata fino alla prossimità della camera da letto, come a testimoniare un ormai effettivo sdoganamento dell’ambiente.
Anche i sistemi di riscaldamento dell’acqua si specializzarono: erano sempre più diffusi dei contenitori – seppur limitati – di acqua riscaldata attraverso il gas della città.
Lo step successivo fu la diffusione del rifornimento idrico per tutta la città, che permise di abbandonare definitivamente l’approvvigionamento attraverso i pozzi: l’acqua corrente divenne ormai una realtà anche nei ceti più bassi e nelle periferie.
Il bagno nelle case moderne
Nel corso dei secoli la storia europea ed extra-europea ha permetto all’ambiente bagno di assorbire un numero praticamente infinito di stili, tendenze di design, spesso influenzati dalle motivazioni psicologiche e dalle pratiche culturali connesse all’igiene della persona.
Il finire dell’Ottocento mostra una concezione di arredamento per il bagno votata alla raffinatezza, ai rivestimenti con maioliche decorate da preziosi disegni i cui influssi concettuali sono visibili ancora oggi.
Allo stesso tempo la praticità Rinascimentale, e quella rinnovata di inizio Novecento, ci permettono di ripensare il bagno come spazio intimo, funzionale, ricavabile anche in base a modeste possibilità di tipo spaziale.
Gli anni ’20 del Novecento sono specificatamente votati all’ottica funzionalista, proponendo criteri abitativi nuovi che incisero non poco sul modo di concepire la sala da bagno, non ultimi i sistemi di ventilazione che – di fatto – permettevano di collocare questo specifico ambiente in qualsiasi punto della casa, anche quelli privi di aperture e finestre.
Con il secondo dopoguerra abbiamo un’ulteriore evoluzione: il bagno non è più solo un luogo di detersione ove svolgere meccaniche azioni volte all’igiene personale, ma diventa spazio privato votato all’esaltazione dell’individuo.
Assieme a un più generale individualismo domestico, che si ripercuote sul concept generale della casa, il bagno comincia a godere di un’offerta decisamente vasta e differenziata in termini di sanitari, attrezzature ed accessori di ogni tipo. Anche la clientela, di conseguenza, diventa variegata e legata ad esigenze sempre più diversificate.
Da un punto di vista tecnologico, si fanno largo due filoni distinti e separati: se da una parte per il bagno privato vi è una costante ricerca volta a incrementare il comfort di questo spazio di relax e cura personale, dall’altra i bagni pubblici godo di uno studio sempre più accurato al fine di eliminare ogni contatto con gli elementi fisici dell’ambiente come maniglie, rubinetti, elementi asciuganti etc. Siamo nell’epoca delle fotocellule elettriche e dei comandi a distanza, che fanno da contraltare ai design innovativi e la ricerca dei materiali che si dirigono verso una sempre maggiore esperienza visiva e tattile dei bagni privati.
La globalizzazione culturale ha inevitabili risvolti anche nella concezione del bagno di casa: l’introduzione della vasca idromassaggio è ormai radicata nel concept del bagno medio, seppur – per esigenze spesso spaziali ma anche, a quanto pare, discrezionali – l’epoca moderna segna la sempre maggiore diffusione del box doccia, spesso corredato da interessanti installazioni cromoterapeutiche e impianti idrici di diffusione dell getto d’acqua ampi e performanti.
Questi aspetti, assieme al sempre più presente riguardo verso gli schemi illuminotecnici dell’ambiente, lasciano intuire che la storia del bagno non finisce certo qui: il futuro vedrà il bagno sempre più al centro del concept d’arredamento della casa, quale spazio unico e insostituibile per il relax e il benessere della persona a 360 gradi.